Storia e modelli del cavatappi

L’apertura di un vino è sempre un momento magico ed affascinante. Nella sua semplicità è un gesto che richiede precisione ed il cavatappi è uno strumento indispensabile, presente in ogni casa e che un sommelier dovrebbe portare sempre con se.

Le origini di questo strumento sono incerte: Leonardo Da Vinci cita nel Codice Atlantico alcune delle viti da estrazione mostrandosi interessato all’argomento, anche se secondo fonti più certe i cavatappi iniziarono a diffondersi nel 1600, quando dalle botti si iniziò ad imbottigliare il vino in vetro. Accorgendosi che molto spesso i tappi di sughero si rompevano durante l’estrazione, si pensò ad uno strumento che potesse facilitare questa operazione evitando danni o rotture del tappo.

I primi cavatappi nacquero imitando il cavapallottole, strumento usato per estrarre da pistole e fucili pallottole inceppate e si diffusero maggiormente in l’Inghilterra e l’Olanda (paradossale perchè questi due paesi non erano produttori di vino, ma grandi consumatori, quindi avevano la necessità di conservare al meglio le bottiglie.)

Successivamente si diffonderanno in Francia, Italia e nel resto dell’Europa.

I primi due brevetti ufficiali sono inglesi e risalgono al 1795 e 1802 rispettivamente di Samuel Henshall e Edward Thomason, ma già nel 1750 Carlo Goldoni cita nelle sue commedie il “tirabusson”, che proviene dal termine francese ”tirebouchon”, dato che non esisteva ancora un termine italiano per questo strumento.

A Barolo esiste il "Museo del Cavatappi", nato dalla passione del collezionista torinese Paolo Annoni: nel 1987 Paolo riceve in regalo da un amico il suo primo cavatappi antico, un affascinante esemplare francese brevettato nel 1880. Da quel momento inizia a girare i vari mercatini e negozi d’antiquariato alla ricerca di pezzi rari ed unici, fino a collezionare 1.400 esemplari, provenienti da tutto il mondo. Nel 2006 Annoni decide di aprire e a Barolo il Museo del Cavatappi, che avrà subito un successo sensazionale. 

Esistono varie tipologie di cavatappi, come per esempio:

-Cavatappi a T : costituito da un manico su cui è fissata la spirale. Il manico può essere in legno, in ferro, argento, ottone, osso e avorio. Non sono molto utilizzati perchè non propriamente comodi, richiedono infatti un grande sforzo della mano per aprire la bottiglia. 

-Cavatappi Classico: è quello che troviamo più facilmente nelle nostre case, ma solitamente non ha una grande qualità e durata.

-Cavatappi a parete: si tratta di un cavatappi fissato al muro, uno strumento più difficile da trovare in giro ma sicuramente molto comodo e divertente! Permette infatti di estrarre i tappi in maniera precisa e rapida.

-Cavatappi professionale: è il modello utilizzato dai sommelier, è costituito da un braccio con due leve, un coltellino estraibile per tagliare la capsula e al centro una spirale retrattile. È lo strumento più completo e maneggevole e anche il più “professionale”!

È indispensabile saper utilizzare il cavatappi nel modo corretto: la punta della spirale va collocata al centro del tappo e dopo averlo bucato leggermente si procede a ruotarlo fino a quando non rimane solo un giro all’esterno. Anche la rotazione è un momento delicato, bisogna farlo delicatamente cercando di essere quanto più dritti possibili, per evitare che il tappo di rompa durante l’estrazione. A quel punto si abbassa il braccio della leva verso il collo della bottiglia: la leva più corta del cavatappi andrà appoggiata sulla bocca della bottiglia e si inizierà a tirare, per poi passare alla leva più lunga. È importante mantenere sempre la bottiglia in verticale, con una mano appoggiata appena sotto il collo e l’altra sul cavatappi. Quando il tappo inizia a fare meno resistenza, si può ultimare l’estrazione roteandolo leggermente: si eviterà in questo modo il classico schiocco (non proprio elegante da sentire). E dopo il fondamentale ed elegante gesto di annusare il tappo ancora incastrato nel cavatappi, si passa alla degustazione.

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